Storie di bande criminali. Storie che ti inchiodano alla pagina. Che ti feriscono. Che vorresti non sentire, non sapere. Invece, Lucarelli spinge il lettore non soltanto a sapere, ma a prendersi tutta la responsabilità di quello che legge.
Con i tratti rapidi della scrittura di cronaca, con un linguaggio serrato, diretto, immediato, il giornalista di Blu Notte ci racconta le ferite del nostro triste paese. Un paese che dà e ha dato patria alle mafie. Un paese che col sangue e il coraggio di pochi, ogni giorno, le combatte. Un paese in cui 30 anni fa si diceva che la Mafia non esiste. (“È un fenomeno culturale”, Tito Parlatore, ex Procuratore generale della Corte di Cassazione). E in cui oggi qualcuno invita tutti a conviverci.
La testimonianza di Lucarelli parte dai paesini arroccati della Sardegna, risale fino alle nebbie di Milano, scende di nuovo verso la Roma della Magliana, la Calabria senz’acqua né piani regolatori, per poi fermarsi in Sicilia, tra gli alberghi di lusso di Trapani. È il capolinea di un’ininterrotta scia di sangue. Sangue di innocenti e sangue di misteriose, inimmaginabili, collusioni.
Lucarelli ci racconta lo spazio, il tempo e i nomi delle stragi, dei rapimenti, delle estorsioni, degli attentati. Ci sono tutti i dettagli, c’è la ricostruzione giudiziaria, c’è l’esatta sequenza cronologica, ci sono terribili fermo immagine. È la cronaca, fatta solo di se stessa fino a dar fastidio. Non resta neanche il tempo di indignarsi, tra le pagine del libro, il racconto incalza quasi ossessivo, ma sempre esatto, preciso, pulito. E alla fine non si tira un sospiro di sollievo. Rimane soltanto la vergogna, la vergogna delle persone oneste. M.G.Z.
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