COSE DI COSA NOSTRA
“È cosa mia, è cosa sua, è cosa di tutti, signor giudice”. Siamo in un’aula del carcere di Palermo. E questa è la risposta di un pentito, alle parole “mi parli di cosa nostra”.
A raccontare questa cosa di tutti è un libro, che è più che un libro, non è un romanzo né una cronaca giudiziaria, è molto semplicemente un incontro diretto con la mafia. Un incontro che avviene nelle parole di chi è morto per mano di mafia per aver vissuto la mafia da dentro. Dentro le pieghe del suo sistema, dentro i labirinti dei conti all’estero, dentro le regole non scritte degli uomini d’onore, dentro quelle aule un po’ fatiscenti, umide e scure in inverno, calde come un inferno in estate.
Cose di cosa nostra ti lascia la sensazione di non aver mai capito veramente nulla di questo Stato di sangue parallelo. Ti mette a parte di un’analisi precisa, rigorosa, scientifica, che non condanna, non lancia appelli né fa retorica, ma, appunto, ti aiuta a capire. E ti convince della necessità di iniziare a farlo.
Sono tanti i libri che dovrebbero essere letti e spiegati nelle scuole e che le scuole invece dimenticano; Cose di cosa nostra è uno di questi. Perché è una testimonianza umana di portata enorme, perché è l’emblema di un impegno civile pagato col più alto e il più ingiusto dei prezzi, perché cosa nostra è cosa di tutti. E chi l’ha scritto si chiama Giovanni Falcone.
Cose di cosa nostra, Giovanni Falcone, Marcelle Padovani; ed. Rizzoli.
Disponibile presso il Do Ut Des.
Maria Giovanna Ziccardi
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento